Monastero delle Clarisse "S. Antonio e B. Elena"

Presso il Santuario "S. Antonio al Noce" - Santuari Antoniani Camposampiero (PD) - Italia

Cenni biografici

Chiara nasce in Assisi nel 1193 o 1194 da Favarone di Offredduccio e da Ortolana. La sua famiglia apparteneva all’aristocrazia cittadina, ed ella crebbe in un ambiente sano e agiato.

Di carattere umile e sensibile, visse nella discrezione. Dedita alle opere pie, in particolare verso le persone più povere, non di rado si privava non solo del superfluo ma anche del necessario in loro favore. Attirata dalla radicalità della scelta di vita del concittadino Francesco di Bernardone e seguitane la vicenda da vicino, intravvide la possibilità che la scelta del poverello d’Assisi potesse essere quella indicatale dal Signore.

Ricordiamo che Chiara aveva circa dodici anni quando Francesco, con un gesto pubblico sulla piazza antistante l’episcopio, rinunciava all’eredità paterna e, sotto il manto/protezione del vescovo, che prontamente andava a coprire la sua nudità, dava inizio alla sequela di Cristo povero e crocifisso. Con una compagna Chiara si recò quindi, più volte e segretamente, ad incontrare Francesco. Lo ricorderà lei stessa alcuni decenni più tardi nel capitolo VI della sua Regola: “Dopo che il Padre celeste si degnò di illuminare il mio cuore perché, sull’esempio e con la dottrina del beatissimo padre nostro san Francesco, facessi penitenza…”  (RegC VI, 1: FF 2787). Francesco, secondo la testimonianza di Bona di Guelfuccio, predicava a Chiara “che se convertisse ad Iesu Cristo” (Proc XVII, 3: FF 3125).

Dai colloqui avuti con Francesco Chiara maturò la propria decisione, che poi attuò con fermezza incrollabile. Nella notte tra la domenica delle Palme e il lunedì santo del 1210 0 1211, ella usciva di nascosto dalla casa paterna per porsi libera alla sequela di Gesù Cristo. Sapeva infatti che la sua famiglia aveva per lei progetti ben diversi. Tuttavia rifiutò che fossero altri a decidere della sua vita e con coraggio e determinazione, che in verità ancor oggi sconcertano, prese in mano la propria esistenza.

Uscita dalla casa paterna di notte, si avviò verso Santa Maria degli Angeli, dove l’attendevano Francesco e i suoi frati; proprio alla Porziuncola, con il taglio dei capelli per le mani di Francesco, Chiara inizia ufficialmente una vita di penitenza. Con la promessa di obbedienza a Francesco, ella era veramente entrata a far parte della sua Fraternitas, venendole riconosciuta un’identità di vocazione, non tanto una generica affinità spirituale: “Un solo e medesimo Spirito ha fatto uscire ha fatto uscire i frati e quelle signore poverelle da questo mondo malvagio” (2Cel 204: FF 793).

La giovane Chiara aveva manifestato in questo modo pubblicamente la propria scelta, dichiarando con il suo gesto di voler tradurre in termini nuovi, originali e al femminile, l’esperienza religiosa vissuta e proposta da Francesco.

Dobbiamo tener presente che all’epoca di questi fatti Francesco non era più ritenuto il “giovane uscito di senno” che aveva scelto di abbandonare uno status riconosciuto e invidiabile (era figlio di un ricco mercante) per scegliere la condizione di chi non ne aveva uno, come i poveri, ma il punto di riferimento di un piccolo gruppo religioso che poteva vantare un incoraggiamento papale (Innocenzo III non aveva lasciato a Francesco e ai suoi primi compagni un’approvazione scritta della loro forma di vita) e un accompagnamento della Chiesa nella persona del cardinale Giovanni di San Paolo, che seguiva da vicino la nuova fraternitas. 

Chiara, dopo la fuga dalla casa paterna, dovette scontrarsi con la dura reazione della famiglia e, molto probabilmente per proteggerla, Francesco la condusse subito al monastero benedettino di S. Paolo a Bastia Umbra. Difatti, di lì a poco, i parenti di Chiara fecero ivi irruzione con l’intento di riportarla a casa, ma lei, per tutta risposta, si tolse il velo mostrando la propria tonsura, inequivocabile segno dell’aver intrapreso la via della penitenza e di essersi posta sotto la giurisdizione ecclesiastica.

Non molto tempo dopo Chiara si sposterà a S. Angelo in Panzo, forse un’altra comunità benedettina, dove viene raggiunta dalla sorella Agnese che le manifesta la volontà di condividere l’identica sequela di Cristo.  Ma anche qui Chiara e la sorella verranno raggiunte dai familiari che, con un vero e proprio blitz, cercheranno di riportare a casa con la forza Agnese: non ci riusciranno per le preghiere delle due sorelle, che il Signore esaudisce. “Allora – cioè dopo che [Agnese] ebbe dimostrato di saper combattere – il beato Francesco di sua mano le tagliò i capelli e, insieme alla sorella, la istruì nella via del Signore(LsC 16: FF 3206).

Dopo questi fatti “…per volontà di Dio e del nostro beatissimo padre Francesco, venimmo ad abitare presso la chiesa di San Damiano…” (TestC 30: FF 2834). In poco tempo le due sorelle vengono raggiunte da molte fanciulle della Valle Spoletana che desiderano condividere la loro scelta: si forma così ben presto una vera e propria comunità, di cui Chiara sarà la badessa fino alla morte. Bastarono pochi anni di intensa vita di penitenza e sequela per rompere “l’alabastro del suo corpo” (BCan 26: FC 406): già nel 1225 Chiara si ammala, e a fasi alterne combatterà con la malattia fino alla morte.

L’anno successivo, il 4 ottobre 1226, Francesco, già gravemente provato nella salute e stimmatizzato, lascerà questo mondo. Sarà il cardinale Ugo, protettore dell’Ordine, divenuto papa con il nome di Gregorio IX nel 1227, a canonizzare Francesco nella città di Assisi nel luglio del 1228. In quell’occasione si recherà a San Damiano per convincere Chiara ad accettare possedimenti, proposta alla quale lei si oppone con tutte le forze, avendo sempre con determinazione voluto rimanere fedele alla povertà radicale.  Finalmente il 17 settembre di quell’anno il pontefice concederà a lei e alle sue sorelle il Privilegio della povertà. Un privilegio paradossale perché non consiste in una deroga in favore di un “di più” rispetto alla Regola – “privilegio” appunto -, ma nella possibilità, accordata dalla Santa Sede, di vivere senza le rendite provenienti dai possedimenti, come avveniva regolarmente per tutti i monasteri maschili e femminili.

Nel 1218 o 1219 Chiara e la sua comunità avevano ricevuto le Costituzioni del cardinal Ugolino con la Regola di San Benedetto. Sarà però solo con l’approvazione della Regola scritta da lei stessa insieme alle sue sorelle, ottenuta 2 giorni prima del suo decesso, che Chiara sigillerà l’intuizione e l’ispirazione datale dal Signore tramite Francesco. E’ da sottolineare che la sua è la prima Regola di un ordine religioso scritta da una donna.

La “forma di vita” di Chiara viene “esportata” dalle prime sorelle già nel 1218: apriranno monasteri a Lucca, Siena e Firenze. Sarà fatta conoscere anche tramite la predicazione dei frati sia in Italia, dove ben presto nasceranno monasteri di “Povere dame” in Umbria, Toscana, Marche, Lombardia e Veneto (quivi anche quello dell’Arcella in Padova cui spiritualmente si ricollega il nostro di Camposampiero), sia oltralpe, in Francia, Spagna e Boemia. 

Nel 1234 anche un’insigne principessa, Agnese figlia del re Ottocaro I di Boemia, volle entrare in un monastero di “Povere dame”, da lei stessa fondato a Praga. Agnese poi intratterrà con Chiara una fitta corrispondenza. Purtroppo fino a noi sono arrivate solo quattro lettere indirizzate da Chiara ad Agnese, che coprono un arco di tempo che va all’incirca dal 1236 al 1238.

Degno di essere ricordato è anche il rapporto che Chiara ebbe con la sua città: sono passati alla cronaca alcuni episodi in cui la badessa di San Damiano è intervenuta per richiamare alla conversione e alla riconciliazione alcuni suoi concittadini. Nella memoria dei posteri rimarrà indelebile, soprattutto, l’intervento di Chiara a favore della città assediata dalle truppe di Federico II; in due diverse occasioni, nel 1240 e 1241, Assisi fu sul punto di capitolare: in entrambe le circostanze, però, la città riuscì a salvarsi e i cittadini ne ascrissero il merito all’intercessione di Chiara. L’11 agosto 1253 Chiara muore a San Damiano e 2 anni dopo, il 15 agosto 1255, il papa Alessandro IV la canonizzerà nella cattedrale di Anagni.

 

Carisma

Nei suoi Scritti (Regola, Testamento, Benedizione, Lettere) e nelle biografie, Chiara ci testimonia il primato di Dio in un’esperienza contemplativa di intima e profonda unione con il Signore. Chiara rimase a San Damiano per 42 anni senza mai allontanarsene e senza mai volersene allontanare. Scelse una vita ritirata ma non nel senso di una fuga mundi. Le testimonianze delle sue compagne e dei cittadini assisani al Processo di canonizzazione non lasciano dubbi a questo proposito: sr Angeluccia affermò che quando la “santissima madre mandava le Sore servitrici de fora del monasterio, le ammoniva che, quando vedessero li arbori belli, fioriti e fronduti laudassero Iddio; e similmente quando vedessero li omini e le altre creature, sempre de tutte e in tutte (le) cose laudassero iddio(Proc XIV, 9: FF 3112). Come abbiamo visto più sopra, Chiara non era estranea alla vita della sua cittadina, anzi vi partecipava con trepidazione quando si trattava di portare sulla retta via chi l’aveva smarrita.

La clausura venne intesa da Chiara come “luogo teologico” in cui incarnare con le sorelle la sequela di Cristo “nell’unità degli spiriti e con il voto dell’altissima povertà” (FF 2745), vero cuore pulsante della sua proposta cristiana. La scelta della minorità per la quale spese la sua vita fu una scelta che comportava una radicale povertà come cifra della più piena conformazione a Cristo nell’umiliazione profonda, nell’essere ultimi, inutili servi di tutti. Non a fianco degli ultimi, ma ultimi con loro. Cristo andava cercato e ritrovato nelle sue stesse condizioni di vita. La meditazione circa l’esistenza povera di Gesù Cristo, priva di ogni garanzia e sicurezza, sarà costante nella prassi e nella riflessione di Chiara. “Il Signore”, scriverà molto più tardi, “scendendo in un utero verginale, volle apparire al mondo uomo spregevole, bisognoso e povero” (1Agn 19: FF 2865). Nel Testamento, verso la fine della sua vita, scriverà che Francesco, considerando che lei e le sue prime compagne non avevano rifiutato “nessuna indigenza, nessuna povertà, fatica, tribolazione né denigrazione e disprezzo del mondo, (…) si rallegrò molto nel Signore” (TsC 27-28: FF 2832), avvallando così la loro piena conformità al carisma che lo Spirito aveva suscitato nella Chiesa per mezzo suo.

Chiara, come Francesco con i fratelli, vive questa ricerca/scoperta assieme alle sorelle, delle quali parla spesso e che ricorda come strettamente legate alla propria vocazione. Si sente una con le sorelle, raccomandando sempre di mantenere tra loro la “Santa unità” e mostrando nella sua Regola una concezione dell’autorità per nulla centralizzata, tant’è che in alcuni casi precisi esige il consenso di tutte le consorelle e, nella stessa logica, pone accanto all’abbadessa un consiglio delle discrete. La dimensione fraterna si allarga: per lei anche i fratelli di Francesco ne sono parte. Ella riterrà sempre importante, anche dopo la morte di Francesco, il legame con l’Ordine dei Frati Minori, ed in particolare con alcuni dei suoi primi compagni.

Al termine di questi brevi cenni sul carisma di Chiara, non si può tralasciare di evidenziare l’elemento mariano della sua spiritualità, che ne riassume l’esperienza e di cui lei stessa, come Francesco, ha piena consapevolezza. Scrive ad Agnese: “Stringiti alla sua dolcissima Madre, che generò un figlio tale che i cieli non potevano contenere, eppure lei lo accolse nel piccolo chiostro del suo sacro seno e lo portò nel suo grembo di ragazza. (…) Come dunque la gloriosa Vergine delle vergini lo portò materialmente, così anche tu, seguendo le sue orme, specialmente quelle di umiltà e povertà, senza alcun dubbio lo puoi sempre portare spiritualmente nel tuo corpo casto e verginale, contenendo colui dal quale tu e tutte le cose sono contenute…” (3Agn 18 – 19: FF 2890; 24 -26: FF 2893).

Come chiosa finale riportiamo quanto scrisse la storica Chiara Frugoni in un suo libro sulla nostra santa: “Chiara non visse all’ombra e dell’ombra di Francesco: donna dalla fortissima personalità e dal grande fascino, possedette una straordinaria libertà mentale” (Una solitudine abitata. Chiara d’Assisi, C. FRUGONI, Editori Laterza, 2006)

 

LEGENDA

Dalle Fonti Francescane (Editrici Francescane, 2011, III edizione)

- FF         Fonti Francescane

- RsC       Regola di santa Chiara d’Assisi

- Proc    Processo di canonizzazione di santa Chiara

- 2Cel    Memoriale nel desiderio dell’anima [Vita seconda], di Tommaso da Celano

- LegsC  Leggenda (o Vita) di santa Chiara vergine, di Tommaso da Celano

- TestsC Testamento di santa Chiara d’Assisi

- 1LAg    Lettera prima alla beata Agnese di Boemia

- 3LAg    Lettera terza alla beata Agnese di Boemia

 

Dalle Fonti Clariane (Ed. Porziuncola, 2013, I edizione)

- FC        Fonti Clariane

- BCan   Bolla di Canonizzazione

 

 

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